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martedì, febbraio 27, 2007

Confuso, come spesso accade...


Sarà la domenica appena tramontata, saranno i progetti che ingombrano la mia mente, saranno i sogni che nutro in petto...Sono tante le cose che frullano in testa...Ho studiato, ho disegnato, ho sognato. Ho riflettuto. Tanto. Troppo.
Ho riflettuto sull'effetto dei miei gesti e delle mie parole. Gesti, parole. Persone...Progetti...Realtà...Limiti...Sogni...
Tutto va come deve andare. Qualcosa va come vorrei che andasse. Qualcos'altro no...Intanto va...va...vaga la vita tra paure e incertezze, tra illusioni ed astrattezze. Prendo in mano la vita, perchè sono io che devo decidere. Lottare per il destino. Non contro di esso. Per il destino. Insieme ad esso. Andrà bene. Deve andare bene...Per me e per chi amo, per chi conosco, per chi non conosco. Per me e per chi sta peggio. Per me e per chi sta meglio. Insomma per tutti. Affrontiamo ciò che il fato ci serba, con armonia e con ardore. Speriamo, e annaffiamo di creatività le nostre speranze. Perchè è inutile pensare al peggio o al male, contro di essi siamo chiamati a lottare. Pensiamo, almeno un secondo al giorno, alla meraviglia che possiamo ottenere, ai sogni che ci illudiamo di poter afferare. Per loro dobbiamo lottare. Al resto ci penserà il destino...Affabile o stronzo che sia!

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domenica, febbraio 25, 2007

MINE ANTIUOMO

Sulla faccia ho i segni dell’ODIO
Tra le mani ho ossa e fucili
Sotto i piedi calpesto dolore.
Sul corpo pietoso cade sudore
ma di lacrime e SANGUE
non cancella l’odore.
C’eran fiori un tempo
e prati, grano per terra,
ci son CENERI ora
e pelle a brandelli
che copre il colore degli ultimi sogni,
gli ultimi sguardi che ho perso
nel NULLA,
quel NULLA che adesso si sente
SCOPPIARE ESPLODERE SAETTARE
nel petto di un BAMBINO;
cento, migliaia o milioni i morti, gli storpi
e tra loro mia sorella, i miei fratelli
e tra loro mia madre, mio padre
e altri, tanti, troppi…
Un cane ulula al mondo
il male che in me tuona,
l’ha visto nei miei occhi,
l’ha scorto nel mio cuore,
ha letto la mia mente
sa che non c’è niente,
niente da fare, forse SPERARE
ma SPERARE in che cosa…
che tra gli arbusti, dopo due passi
ci sia una mina già esplosa.

INFANZIA e PENSIERI, PERSI!!!
Non trovo via d’uscita,
so solo che un mio giorno
vale più di una VITA.


A.P. 24/10/2000, Cork

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venerdì, febbraio 23, 2007

Viso di bambino


A.P. lug2006

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martedì, febbraio 20, 2007

Profili ed ombre su una specie di muro...


A.P. febbraio 2007

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lunedì, febbraio 19, 2007

Lettera a una parte della mia anima


Cara Frida,
sono appena rientrato a casa e ho deciso di scriverti questa lettera, affinchè tu sappia, anche lì nel paradiso canino, quanto ti ho amato e quanto ancora ti amo. Perdona se sputtano davanti a tanta gente i miei sentimenti per te. So che forse non dovrei, ma tutti devono sapere la bellezza di cui eri portatrice. Perchè sia d'insegnamento anche a chi non ha avuto la fortuna di conoscerti, mio dolce cuoricino. Non so se puoi vedermi da lassù. Spero proprio di sì. Riesci a vedere le lacrime che verso? Le vedi? Non devi preoccuparti. Sono solo un po' triste, ed anche se da tuo capobranco e "papà" sembravo sempre fermo e forte, sappi che averti persa è stato un pesante colpo al cuore infertomi dal destino. Non devi preoccuparti, ci sono almeno 3 o 4 miliardi di persona che stanno peggio di me. Ed è a loro che devi pensare. E' a loro che dobbiamo pensare, mia tenera cagnetta.
Ho tutto, mi mancano solo la laurea, un lavoro e una donna che mi ami(tu sai...). Tutto andrà per il meglio, tranquilla.
Mi hai donato più di quanto mente umana possa immaginare. Non eri solo un cane. Eri la voce della mia coscienza. Eri lì, sempre pronta a strapparmi un sorriso e talvolta qualche parolaccia. Ti ricordi com'era bello quando rientravo a casa e tu mi correvi incontro, lingua da fuori e zampe a mille. Aprivo lo sportello, e mi saltavi addosso sporcandomi di fango. Eri la regina di tutta la campagna! Mettevi il muso fra le mie gambe e iniziavi a mugulare, mentre io ti grattavo quella stupenda testa dura e ti sussurravo, in preda a demenza senile anticipata, un sacco di parole dolci e simpatiche. Mugulavo anch'io, ti ricordi? Eravamo capaci di intenderci, parlavamo la stessa lingua. Subito dopo facevo finta di incazzarmi, perchè avevi ridotto i miei jeans e la macchina un cesso. E allora iniziavo a rincorrerti e tu, lingua da fuori e zampe a mille, correvi in cerchio attorno a me. Correvi come un centometrista dopato ed io ti rincorrevo. Senza fiato, incapace di starti dietro. Mi fermavo all'improvviso e tu insieme a me. Ti fissavo con fare da vero padre di famiglia e dicevo:"La pappa!La pappa!". Allora ti sedevi e mi davi la zampa ed io ti dicevo:"Ma cooome sei braaaava, puzzacchiona!'Ndiamo a casa...". Sculettando trottavi verso casa ed io ammiravo le tue sexy curve canine, mia fatale biondina.
Quante ore avrò passato a grattarti la pancia e a parlarti del sogno, della vita, e soprattutto dell'amore che vanamente inseguo...Ahhhh....Sapessi dolce cuoricino...niente da fare. Non son più capace di farmi amare da una donna. C'è di peggio. C'è di peggio. Credimi. Sai quanti esseri umani e quanti cani stanno soffrendo per problemi seri in questo preciso istante? Ed è a loro che dobbiamo pensare. E' a loro che devo pensare. Non per consolarmi, no. Mi piacerebbe poter realmente fare qualcosa di buono...Non lo dico per elevare alle stelle il buonismo, non lo dico per inaugurare la fiera dell'ipocrisia. Tu mi conosci molto meglio di tanta, tanta gente e sai quel che voglio dire. E' importante per me. Sono felice che tu mi possa capire.
Per adesso riesco solo a regalare qualche sorriso o qualche incazzatura. E' già qualcosa, almeno sono utile a qualcuno. Vorrei essere ancor più utile e a più di qualcuno. Per adesso sono ancora un pagliaccio semivigliacco da quattro soldi. Ma cambierò. Lo farò per te, lo farò per i miei, lo farò soprattutto per me. Ne ho bisogno. So che posso farcela. Rimarrò il solito cazzone, te lo prometto, ma darò di più...Te lo giuro!
AAUUUUUUUUUUUUUHHHHHH.......Senti? Sto ululando a te! Mi vedi? Ora entrami negli occhi ed osserva la mia anima. Le vedi le lacrime? Tu eri capace di trasformarle in sorrisi, in qualsiasi momento. Avevi questo potere, angelo mio. E ce l'hai ancora, fidati di quel che ti dico. Non essere triste per me. C'è tanta, troppa sofferenza attorno. La leggo sui giornali, la vedo in tv, la scorgo nelle strade. La riporto nei miei quaderni, l'immortalo sui miei quadri. Solo così posso capire quanta fortuna m'abbia baciato.
E la mia fortuna dovrò donarla a chi realmente ne ha bisogno. Tu asciugavi le mie lacrime e ancora le asciughi. Tu credevi ai miei sogni, e anch'io ci credevo. Mi hai insegnato tanto, mi hai donato troppo. Tocca a me adesso fare la tua parte. Lo farò sul serio, dammi ancora un po' di tempo.....Ci son tante brutture, c'è molta sofferenza, ma fino a quando il respiro mi regalerà anche un solo istante di felicità, amerò la vita e accetterò eventuali sconfitte. Anche un solo piccolo accenno di sorriso sarà simbolo di felicità, e amerò la vita, nonostante sia piena di merda e ingiustizie...ma lasciamo stare...
Sì, sì, hai ragione mi staranno prendendo per pazzo; parlo ad una cagna(scusa se ti chiamo cagna...). Sì, parlo ad una cagna e ne sono consapevole e fiero. Perchè parlo anche al mio cuore, mia piccola Frida. Parlo al cuore. Miro dritto all'anima. Punto deciso alla vittoria, mia piccola Frida... Mai abbandonerò il SOGNO!!!
Ti lascio con "Olsen Olsen" dei Sigur Ros. La senti? Te la ricordi? Certo che la senti, certo che la ricordi. Sei in me, Fridina. Per sempre. Per sempre. Per sempre.
La tua zampa diveniva mano nella mia mano. La mia mano diveniva zampa sotto la tua zampa. Io che t'abbaiavo, tu che mi parlavi. Tu che mi parli. Io che abbaio...
Per sempre. Per sempre. Per sempre.


Tuo,
Andrea


p.s.Mi manchi. Caaazzzoooo, quanto mi manchi!

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sabato, febbraio 17, 2007

Replica...JOE SCALTRO

So che agli assidui lettori potrò sembrare un po' ripetitivo, ma ho deciso di ripubblicare alcuni racconti (o fandonie se preferite...). In cotal modo i più pigri tra i neolettori del blog potranno godere(lasciatemi sognare!) di alcune esilaranti mie creazioni. Ammetto di essere il primo a non andare quasi mai a leggere gli archivi dei vari blog in cui m'imbatto. Non sempre ne ho il tempo. Invito dunque a perdonare la mia ripetitività. Fanno tante di quelle repliche inutili in tv, che posso permettermi il lusso di farlo anch'io sul mio spazio virtuale.
Qui di seguito la parte zero dell'avvincente serial "JOE SCALTRO E I FANTASMI TUTT'ALTRO CHE MORTI"(ottobre 2006), che sto portando fieramente avanti sulle pagine dei miei quaderni e in "Word" sul computer...Chissà forse un giorno lo vedrete proprio in tv.....(ME MEGALOMANE!!!)




p.s.:causa tesi, non posso ancora permettere la pubblicazione del prosieguo di "Joe Scaltro". Appena ne avrò il tempo perfezionerò la parte uno, e la offrirò in pasto a voi, miei cari esseri umani. Anche se non ve ne può sbattere di meno!!!

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Joe Scaltro e i fantasmi tutt'altro che morti





-Parte zero-
(ovvero l'embrione di una storia realmente accaduta nella mia fantasia, e che forse avrà un seguito)



Erano ormai passati svariati giorni dall'ultima volta che mi ero fatto la barba. Erano trascorse troppe ore senza un bagno caldo, o un pasto che potesse minimamente definirsi degno di tal nome . Niente tv. Niente radio. Niente computer. Niente sesso. Niente. Niente, a parte i pensieri sudici che appesantivano il mio corpo da trentenne semivissuto e:
a) un pacchetto morbido di sigarette mezzo vuoto
b) uno shot di rum invecchiato, immobile dinanzi ai miei occhi
c) una moleskine nella tasca sinistra della giacca
d) una penna nera a inchiostro gel, puntata nella tasca interna destra della giacca.
[ Terrei a precisare che la giacca era più o meno sana. Il suo color verde militare era vagamente simile a quello d'origine. Le toppe grigio scuro scamosciate sembravano ancor vive e vegete, le maniche non erano ancora state divorate da fameliche tarme, o bruciacchiate da cicche di sigaretta, la federa era sottile ma tutt'altro che finita. La tasca interna destra, di contro, versava in stato di coma irreversibile, o quasi, da ormai innumerevoli ere. Dico ciò, perchè questo particolare potrebbe tornarvi utile nel prosieguo della storia...o forse no...ancora oggi mi capita di riflettere sulla vicenda, ma sinceramente ho dei dubbi che m'attanagliano la mente, e con essa la memoria dei fatti di cui seguiterò a trattare...nonostante siano passati un paio d'anni...forse...
…credo... ]
e) una decina di monete in tasca al jeans [ come al solito strappato in fondo, data la mia altezza non eccessiva e l’innata avversione che ho sempre nutrito nei riguardi dei pantaloni fatti accorciare dal sarto… ]
f) patente e carta d'identità, [ audaci custodi di tragiche foto-tessere in cui ti riconosci a malapena], con annesso ff) potadocumento nero [ feticcio che sempre lega un essere-umano-occidentale-mediamente-"normale" ai ricordi di un'esuberanza tipica del periodo della "scuola guida" o della "Motorizzazione". Dicevo, portadocumento nero, tempestato di impercettibili brillantini argentati, utili a renderlo poeticamente squallido agli occhi della società sparasentenze. La scritta del nome della scuola guida, un tempo orgogliosamente pacchiana nella sua veste dorata, era scolorita e quasi scomparsa. Spettrale... ]
g) una banconota da venti euro ficcata nella calza bordò, calza destra o sinistra non ricordo proprio..., gg) una banconota da 10 euro nella calza marrone. [ Mi capitava, e capita spesso, di indossare calze spaiate, retaggio di deficienze e lacune acquisite durante gli anni dell'università... ]
h) [ questa lettera la salto; mi è sempre stata antipatica, causa incapacità personale ad aspirarla durante conversazioni in lingua inglese, in cui peraltro non sono niente male… ]
i) dov'ero... ah sì, alla lettera i... i) una banconota da 50 euro, adagiata comodamente in una delle scarpe da tennis “anni70” [ logorate nel loro grigiume, destinate all' ingrato compito di calpestare fondi stradali e cacche d'ogni consistenza. A tutti voi, seppur vigili e concentrati, sarà capitato di calpestare adorabili sculture intestinali, provenienti da culi canini e non solo. A me capita almeno tre, quattro volte alla settimana...Pensate poi, che mentre l'esterno-scarpa deve districarsi tra vomito, feci e sporcizie varie, l'interno-scarpa deve vedersela con gli afrori di calze e piedi. Insomma, quest'ultimo mi pare più fortunato del primo. Anche se, a rifletterci profondamente, può succedere che la situazione si ribalti, a seconda di chi indossa le scarpe e della frequenza con cui l'indossatore si lava...e a seconda dei problemi di sudorazione del piede...chi è più fortunato fra l'interno o l'esterno-scarpa non si saprà mai, in realtà. Se sapessi certe cose, vi autorizzerei a chiamarmi Dio, e parlerei di me stesso al plurale maiestatis… ]
j) un bracciale rosso di cuoio, della larghezza di 4,3 cm, attorno al polso sx, jj) un bracciale tricolore, inneggiante la bandiera jamaicana, allacciato al polso dx [ risparmio eventuali commenti e/o pensieri inerenti ai due bracciali, creazione di un mio vecchio amico cileno, ex trafficante, nonchè ottimo creatore di cianfrusaglie...mi spiace, ma i pensieri son più veloci della luce e del suono...e spesso si stagliano sul monitor del computer prima ch'io possa fermarli... ]
k) una collana sottile d'argento, intorno al collo [ più gallinaceo che taurino... ]
l) un gufetto d'argento, nel taschino della camicia rossa [ camicia rossa, sfoggiata in più occasioni, in omaggio più a Dylan Dog che a Garibaldi... ]
m) lettore mp3 penultimo grido con auricolari in dotazione, nella tasca dx della giacca [ lettore ricevuto in regalo dalla mia ultima ex, alcuni giorni prima di essere mollato per telefono… ]
n) occhiali neri di plastica per miopia, dimenticati in macchina
o) un cellulare-terz'ultimo-grido, lasciato distrattamente, o forse volutamente, in macchina
p) e appunto una macchina, per la precisione una vecchia, malfunzionante "fiat500"
[ rosso-ferrari-nei-sogni-nella-crudele-realtà-rosso-sbiadito-tendente-all'-arancione-ma-con-tanta-voglia-di-continuare-a-sognaaaaare... ]
q) uno sgabello (ovviamente non mio, del pub) su cui le mie chiappe ghiacciate eran riuscite a trovare riparo. Almeno per mezz'ora.

Mezz'ora...Chissà quanti giorni erano passati. Chissà quante ore avevo trascorso a inseguire la mia ombra lungo le strade di questa lurida città. Pochi ricordi piacevoli. Probabilmente nulli. Poco tempo a disposizione per pensare al mio ego. Tutto ciò, perchè avevo accettato quel fottuto caso. Tutto perchè ero ridotto sul lastrico e avevo bisogno del mio rum invecchiato e delle mie sigarette. Potevo rinunciare a tante cose, ma non ai vizi.
Mentre il barista cercava di attaccare bottone con due americane sedute al bancone, decisi che era ora di un altro shot. Scolai di botto il bicchierino che avevo davanti agli occhi. Ad alta voce, ne ordinai un altro al provetto mandrillo, che intanto continuava a fare lo splendido con le due fighe straniere. Portai pollice e indice della mano destra alla tesa del cappello (ecco cosa non avevo descritto...il cappello!) e me l' aggiustai per bene sul capo. Con fare indifferente, sovrappensiero, come se quel gesto fosse un tic di vecchia data.
Musica rock in sottofondo, di cui non riuscivo a ricordare l’autore, un po’ a causa della sbronza, un po’ a causa dell’atmosfera fumosa del pub, che aveva preso possesso delle mie facoltà intellettive.
Osservai scoglionato le due cowgirls. Sistemai nuovamente il cappello, affinchè coprisse i miei occhi da ancor'illuso trentenne senza un briciolo di idee. Non sapevo come procedere. Il caso si era rivelato più ostico del previsto. Non il solito pedinamento di mogli fedifraghe o mariti puttanieri. Questa volta non si trattava di roba leggera, questa volta si faceva sul serio. Questa volta c’era scappato il morto ed io non sapevo ancora dove andare a parare. Fondamentalmente mi ero reso conto di essere un gran cagasotto. Dovevo recitare la parte del più forte, e sapevo quanto fosse ardua, persino per un abile attore come me.

-...Sono un grande attore, ma il ruolo del più forte non è mai stato il mio forte...-

Appuntai il gioco di parole, partorito dai miei offuscati pensieri, nell'inseparabile taccuino.
Mi accesi l'ennesima sigaretta. Tirai su col naso una tonnellata di catarro e lo dirottai, con abile gioco gutturale, verso i bronchi. Mi apprestai a scolare l'ennesima dose di veleno ambrato, destinazione budella.
Fu in quel momento che decisi di agire. Lasciai gli ultimi spicci che avevo in tasca sul bancone appiccicaticcio. Salutai il barista, senza ottener risposta. Troppo impegnato a pavoneggiarsi con le due oche 'mbriache...Non mi curai della sua indifferenza. Uscii tampinato dai gridolini alcolici delle due squaqquerone d'oltreoceano. Già condannate. Condannate ad un'orgia sesso droga e Momendol con quel cretino. Me le lasciai alle spalle insieme alla scia di fumo della sigaretta.
Ed io, a caccia di fantasmi. Fantasmi tutt'altro che morti.
Ma condannati alla furia del più scaltro detective mai esistito al mondo, da quando l'uomo inventò la religione.
Se non lo aveste ancora capito, il più scaltro dei detective son io.
Joe Scaltro, Scaltro per gli amici. Per i nemici non ho nome. Per loro sono semplicemente un volto.
Un volto di cui devono aver paura. Un volto, il cui sguardo non potranno evitare. Un volto, la cui smorfia di cieca ira non potranno scordare.
Perchè sono Joe Scaltro.
Scaltro per gli amici.

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lunedì, febbraio 12, 2007

I VATI-CANI...


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domenica, febbraio 11, 2007

Momenti di ordinario sconforto

Sono in discoteca. Odio la discoteca.
Gente che balla. Gente che urla. Epilettici. Pasticcomani. Ubriachi. Stronzi e puttanieri. Stronze e puttane. Gente simpatica. Gente antipatica. I miei amici. I conoscenti. Persone mai viste in vita mia e di cui fondamentalmente me ne fotto.
Anime alla ricerca di una notte spensierata, oppure di una scopata.
Il vocalist che spara cazzate, il dj che fa esplodere la folla.
Baci a destra e a sinistra pomiciate.
Chi balla. Chi urla. Chi si diverte. Chi non capisce una mazza di ciò che accade attorno.
Io. Seduto. Solo.
Osservo il vuoto dinanzi ai miei occhi. Cento e più persone. S’offrono al mio sguardo manichini fatti di carne. Muovono convulsamente gli arti. Si divertono.
Io. Seduto, solo, completamente vuoto.
Non sono meglio degli altri. Anch’io manichino in carne ed ossa.
Non riesco a divertirmi. Non sono peggio degli altri. Anch’io burattino.
Io, seduto e solo. Osservo. Non più il mio o l'altrui vuoto. Studio il mio cervello. Vorrei divertirmi con loro... Non sono un depresso. Amo la vita ed ogni sua piccolezza. Sono felice. Amo la vita e adoro riflettere. Sono fortunato. Sono solo un po’ sconfortato. Lì, mentre quasi tutti dilettano il proprio ego.
Io, solo. Io, seduto a sorseggiare il niente. In preda a false certezze e contraddizzioni. Io, completamente imperfetto.
Io, alla folle ricerca dell’amore. Un amore che mi renda realmente felice d’essere imperfetto...

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mercoledì, febbraio 07, 2007

Piove sul bagnato (rielaborazione versione dorata)


A.P. 2006

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domenica, febbraio 04, 2007

L'inno del Re dell'Amore (ovvero il mio inno)

Un giorno griderò!!! Un giorno lo farò. Griderò al mondo il tuo nome!!! Sarai musa, cortigiana, padrona... Sarai tutto!!! Sarai del cielo la sola stella. La tua luce... La tua luce!!! La tua luce sarà ossigeno per tutte le persone. Ed io canterò. Canterò il tuo nome...
Non saranno fiori i miei regali, Madre Natura te li donerà. Poichè Tu sarai il Sole. Sarai Regina dell'Amore. Nulla potrà scalfire il tuo splendore. Sarai Regina dell'Amore!!! Ti inebrierò di cruda Realtà e con me governerai ogni Illusione, mi darai il tuo candore. Alcool e droga nel sangue, nelle vene rossa pulsione. Carne nella mia carne. E avrò il tuo corpo, Tu il mio. Sarò pazzo agli occhi della gente, perchè la tua anima squarcerà la mia mente. A tutti mostrerò, con uno sguardo, l'essenza della Passione. Sarai allegria, sarai ogni colore, sintesi di qualsiasi fantastico odore. Sarai Vita ed io sarò il Re dell'Amore. Tu, sensuale Regina. Tu, Arte stimolante, sublime suggestione. Tu, atroce, grande, infinita sensazione. Solo Tu, rara perla da adorare. Fonte da rigenerare di mia eccentrica creazione. Tu, Creatrice di Sogno, sensuale desìo d'ogni respiro mio. La tua luce...la tua luce...Nella notte la tua luce...

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sabato, febbraio 03, 2007

Sfondo cittadino



A.P. ottobre2006

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giovedì, febbraio 01, 2007

La storia di cui sotto, è storia per palati fini e stomaci forti. Storia di amor e passione. Di vita e di morte. Di sogno e di incubo. Guerra e rivoluzione.
Astenersi lavoratori, non-perdigiorno, damerini da strapazzo facilmente impressionabili. Il racconto, suddiviso in cinque capitoli mozzafiato, rispecchia fedelmente la realtà. Fatti e riferimenti non sono puramante casuali. Consigliato ad un pubblico adulto. Può essere letto anche in piccole dosi, un capitolo al giorno, rigorosamente dopo i pasti caffè incluso. Può avere effetti indesiderati, leggibile sotto prescrizione del medico.
Il sottoscritto declina ogni responsabilità. Siete grandi e vaccinati.
Grazie e arrivederci.


p.s.:avete presente i messaggi finali delle pubblicità di medicinali, quando la voce di una signorina epilettica enuncia speditissima le controindicazioni? Ecco...questo avviso va letto alla medesima velocità, altrimenti è inutile leggerlo. Dico sul serio, non mi fate innervosire...E adesso, gentilmente, provate a rileggerlo così come vi ho detto

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Botti prima dell'esame

0. Dodici caffè e un buondì.


Siena, ore 08.30 di un giorno perso nel tempo...
Il giorno del mio ultimo esame all'università.
Mi ero ridotto a studiare il grosso dell'esame solo alcuni giorni prima di affrontare le stanche domande del professore. Questo vizio non me lo sono mai tolto.
Ero rimasto sveglio tutta la notte, cercando quantomeno di leggere qualcosa. Alzai il sedere (da babbuino) dalla sedia, in preda a delirium tremens, e mi feci il dodicesimo caffè delle ultime 24ore.
Mi trascinai skizofrenico in bagno per cercare di espletare funzioni fisiologiche di tipo solido ma non troppo...
Niente da fare. La poca lucidità e la tensione per l'esame fecero sì che i miei sforzi non venissero premiati...Così, uscito dalla toilette casalinga a culo asciutto, pregai il mio intestino molto pigro di non fare scherzi lungo il tragitto che mi avrebbe portato in facoltà. Prima di uscire di casa, mi ficcai un buondì in bocca, dopo averlo accuratamente scartato, e lo ingurgitai in tutta la sua asciutta interezza, rischiando il soffocamento...


1. Verso l'ultimo esame.


Aprii lo sportello della macchina, misi in moto.
Ovviamente, prima di ingranare la prima, trascorsero una dozzina di minuti.
E' mio uso tornare almeno cinque sei volte a casa per recuperare oggettistica varia, ogni volta che devo abbandonare la mia disordinata dimora.
Questa volta avevo dimenticato, nell'ordine (in base al numero di viaggi effettuati verso casa prima di partire in direzione ultimo esame):
1° viaggio: borsa con libro e appunti vari
2° viaggio: scarpe da ginnastica (avevo ancora le pantofole ai piedi...)
3° viaggio: jeans (ero ancora impigiamato...)
4° viaggio: mutande (avevo i boxer che mi si erano insinuati su pel cul...fastidio inenarrabile!) con annesse fotocopie rimpicciolite da incastrare nell'elastico, poichè l'esame constava di prova scritta...Economia internazionale: grafici, curve d'indifferenza e altre inutili pippe mentali, almeno per me...
5° viaggio: patente e libretto universitario, con annessa lavata di faccia e denti (non sono sempre così rincoglionito, giusto un paio di volte a settimana e quando non dormo la notte)
6° viaggio: doccia bollente (la lavata di faccia non era bastata a ridestar i miei riflessi offuscati)
7° viaggio: carezza a Frida
8° viaggio: a vuoto, soltanto per il gusto di farlo.
Potevo permettermi di perder tempo, visto che l'esame era previsto per le 12.00.
Erano ancora le 9.30 ca...
Alle 10.03 spaccate mi trovavo già in facoltà. Avevo intenzione di ripetere le ultime nozioni che stentavano a stamparsi nel cervello. E così feci, almeno fino alle 11.38...


2. Sì, viaggiare!!!


Dovete sapere che, tra i tanti difetti che mi caratterizzano ve n'è uno in particolare che mi porto pesantemente dietro sin dalle prime ore di vita: tutte le volte che devo intraprendere un viaggio, una nuova esperienza, tutte le volte che devo affrontare un esame, un colloquio di lavoro (quale lavoro?), un primo appuntamento con una ragazza che mi piace...beh, tutte 'ste volte non riesco a fare cacca a casa, quando ne sarebbe il momento...
Così, quando sono in treno, in autobus, in autostrada, non faccio altro che contorcermi per il dolor di pancia. In autostrada no problema. Se automunito, al primo autogrill pianti un testacoda e ti catapulti al volo nella tazza del cesso. Scusate la volgarità, ma definire toilettes o bagni quelle anticamere dell'inferno, mi pare eccessivamente generoso.
Se sei in treno e devi correre a scaricare le viscere, ti armi di pazienza; chiedi cortesemente al vicino di posto di dare un'occhiata ai bagagli, che malvolentieri lascerai incustoditi, e corri a tutto fuoco verso il buco toilettifero. Se c'è poca gente nel treno, l'eperienza non risulterà esser poi così tragica. A meno che al tuo ritorno non scopri che il vicino di posto è scomparso magicamente coi tuoi bagagli, di cui, in effetti, ha avuto fin troppo amorevole cura...
Se, invece, ti trovi su un trenaccio dell'età dell'oro senza climatizzatore, in periodo natalizio, febbricitante, costretto ad accamparti nel corridoio del vagone sfruttando 25 cm quadri disponibili a cranio per respirare, e stai tornando verso l'amato Mezzogiorno carico di roba sporca da far lavare alla mamma, ecc ecc...allora preferisci provocarti un blocco intestinale di tua sponte. O più drasticamente ti caghi addosso, avendo astutamente intuito che in quel casino e in quel puzzo di ascelle in cui sei immerso insieme agli altri viaggiatori, nessuno potrebbe notare che ti sei cagato sotto.
Mi son trovato un paio di volte in situazione analoga. Fui, in entrambi i casi, abile nell'applicare la prima tattica: temporaneo e atroce blocco intestinale fino a destinazione. Vi posso assicurare, e molti di voi avranno vissuto simil situanza, che trattenersi per dieci e passa ore, non è piacevole.
Passiamo all'autobus. Ed è qui che l'arte della defecatio deve essere impreziosita da un performer esperto o disperato come me...
Tratta Taranto-Siena. Viaggio in Marozzi, la famigerata linea d'autobus terrore di noi terroni!!! Primi anni universitari, quando ancora i miei genitori sognavano un figlio laureatosi in tempo utile.
Il viaggio trascorse abbastanza bene, anche se il mio amico Mimmo aveva iniziato a russare dopo mezz'ora dalla partenza, costringendomi a schiaffare le cuffie del walkman alla massima potenza...Le prime otto ore di viaggio filarono via lisce, ma il dramma si sarebbe consumato una ventina di minuti prima di approdare a Siena. Avete presente quando all'improvviso vi viene un attacco di diarrea di quelli incontrollabili? Sicuramente sì. Ecco, proprio poco prima di arrivare alla meta fui colto da una zottata fulminante. Resi subito partecipe della mia tragedia personale il fidato Mimmo, che s'era appena ripreso da leggendaria russata. Mi suggerì di utilizzare lo zaino...Bocciai subito la geniale trovata e con scatto felino sfondai la porticina del cessetto dell'autobus sotto lo sguardo divertito dei passeggeri. Mi ritrovai così a dovermi districare in uno spazio minuscolo, un loculo puzzolente, che si sarebbe rivelato la mia salvezza. Avrò sbattuto la testa una trentina di volte, causa sballottamento da autostrada. Avrò emesso una cinquantina di rumorini da ogni orifizio del mio povero corpicino. E intanto ridevo come un pazzo, pensando alla gente seduta in prossimità della minicloaca, costretta ad ascoltare un concerto di musica da camera, come quello cui stavo dando meschinamente vita...
Mi ci vollero 10 minuti circa. Alleggerito e trasognante, feci nuovamente comparsa tra i viaggiatori ammutoliti, estasiati dalla mia performance cacofonica. Tornai al posto. Mimmo mi strinse la mano in segno di stima. Gli avevo mostrato il mio lato coraggioso, il mio essere incurante, il mio fare eroico in una situazione così drammatica. Ero una leggenda, almeno per lui. Per tutti gli altri ero un cagone. Passarono dieci minuti ed arrivammo a Siena.
Ero felice. Avevo battezzato, alla mia maniera, la famigerata Marozzi! E scusate se è poco...
Per quanto riguarda gli aerei, non mi è ancora successo di riuscire a farla in volo, e vi giuro che fin quando avrò vita e forza d'animo, sarà uno degli sfizi che prima o poi mi leverò.



3. Primo appuntamento.


Ti sei appena docciato, ti sei profumato, ti sei fatto un sacco di pippe mentali, e non solo...
Hai un appuntamento con una ragazza. E' la donna della tua vita, pensi da stupido e illuso sognatore...
Passi a prenderla, vai in pizzeria o al cinema con lei e, proprio nel momento in cui pensi di farti avanti, ti viene da cacare...Allora che fai?
Io ho sempre privilegiato il bisogno fisiologico! Non so voi.




4. Botti prima dell'esame.


Siena, ore 11.38. Giorno del mio ultimo esame. Facoltà di economia. Allarme rosso!!! Scattai all'improvviso in piedi!!! Lasciai repentinamente alle spalle libri, penne, borsa, sedia e topi da biblioteca. Sudavo freddo. Iniziai la mia fuga verso i bagni in preda a una crisi di cosiddetto cacaccio...Mai essere umano fu testimone di sì veloce corsa, dacchè l'uomo ebbe a inventare Dio!!!
Ero a poco meno di 40 yards dalla meta...Travolsi ragazzi, ragazze, esimi professori, spocchiosi dottori, sedicenti segretarie. Nessun placcaggio fu capace di frenare il mio impeto. La velocità della mia cavalcata era pura disperazione, che da lì a poco si sarebbe trasformata nell'essenza del piacere. 10 YARDS, 8 YARDsssssssssssss.... 5,4,3,2,1....Due porte sfondate a colpi di cranio ed eccomi giacere esausto sulla prima tazza del cesso che si era mostrata allo sguardo delle mie chiappe. Sìììììììì!!!!!!!!!METAAAAAAAA!!!!!!!! E giù tutti i dispiaceri, via tutti i problemi, avanti col concerto!!!! Altro che botti di capodanno!!!Il sudore freddo cominciò a trasformarsi in sudore da sforzo. Non m'ero nemmeno accorto se fossi solo o meno...Poco interessato alla presenza di altra gente nei paraggi, mi misi a leggere sfottò calcistici, annunci gay e messaggi politici sulla porta. Sapete... i soliti messaggini che popolano tutte le porte dei bagni pubblici che si rispettino. Mentre arricchivo la mia cultura tra un "Fascio Merda", un "Comunista bastardo", un "Gobbo Ladro", un "Dio c'è" e un "Orgia gay, chiama Osvaldo 3337783....", e lasciavo fare al mio deretano il suo nobil dovere, mi giunse alle orecchie uno scalpitar di tacchi. Conclusi che le pareti della facoltà erano davvero sottili, così da poter udire chiaramente il rumore di tacchi proveniente dal bagno delle donne, confinante con quello degli uomini.
Sganciai un ultimo siluro, seguito dall'ennesimo immane boato, e posi fine alla mia visita di piacere alla toilette. Ero felice, l'ultimo esame era vicino. Cosa più importante, ero riuscito a non cagarmi nei pantaloni! Ancora una volta missione compiuta. Mi sistemai i jeans. Aprii la porta. Davanti a me una ragazza stupenda, una musa che si adorava allo specchio cospargendosi le labbra di rossetto...Curve al punto giusto, viso celestiale, 20 anni appena. Era lì per me? Pronta a donarmi tutto il suo ardore di passionale amante?!?
L'aria era piena di me, o meglio di ciò che era stato in me...
Il fato aveva deciso che una donna, per errore, entrasse nel bagno degli uomini, e si innamorasse addirittura di me...Mentre pensavo a quanto il destino fosse assurdo, e ammiccavo sexy all'inaspettata ospite, diedi un'occhiata al pavimento, ai lavandini, alle "tazze da parete" presenti in almeno il 99,9% dei bagni dei maschi...Il pavimento era lustrato a nuovo....mmmmmm....I lavandini erano splendenti.....mmmmmmm.....le pareti erano prive di......e addirittura c'era anche la carta igienica.......'AZZO, avevo cagato nel bagno delle donne!!! Altro che fato, altro che destino...Ma volete mettere...CHE SODDISFAZIONE!!! Omaggiai di baciamano la musa dal rossetto griffato e volai via coi suoi sogni d'amore nel petto... Gentleman si nasce. Ed io modestamente lo nacqui.

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