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giovedì, ottobre 12, 2006

Joe Scaltro e i fantasmi tutt'altro che morti


-Parte zero-
(ovvero l'embrione di una storia realmente accaduta nella mia fantasia, e che forse avrà un seguito)



Erano ormai passati svariati giorni dall'ultima volta che mi ero fatto la barba. Erano trascorse troppe ore senza un bagno caldo, o un pasto che potesse minimamente definirsi degno di tal nome . Niente tv, niente radio, niente computer. Niente sesso. Niente. Niente, a parte i pensieri sudici che appesantivano il mio corpo da trentenne semivissuto e:
a) un pacchetto morbido di sigarette mezzo vuoto
b) uno shot di rum invecchiato, immobile dinanzi ai miei occhi
c) una moleskine nella tasca sinistra della giacca
d) una penna nera a inchiostro gel, puntata nella tasca interna destra della giacca.
[ Terrei a precisare, che la giacca era più o meno sana. Il suo color verde militare era vagamente simile a quello d'origine, le toppe grigio scuro scamosciate sembravano ancor vive e vegete, le maniche non erano ancora state divorate da fameliche tarme, o bruciacchiate da cicche di sigaretta, la federa era sottile ma tutt'altro che finita. La tasca interna destra, di contro, versava in stato di coma irreversibile, o quasi, da ormai innumerevoli ere. Dico ciò, perchè questo particolare potrebbe tornarvi utile nel prosieguo della storia...o forse no...ancora oggi mi capita di riflettere sulla vicenda, ma sinceramente ho dei dubbi che m'attanagliano la mente, e con essa la memoria dei fatti di cui seguiterò a trattare...nonostante siano passati un paio d'anni...forse...
…credo... ]
e) una decina di monete in tasca al jeans [ come al solito strappato in fondo, data la mia altezza non eccessiva, e l’innata avversione che ho sempre nutrito nei riguardi dei pantaloni fatti accorciare dal sarto… ]
f) patente e carta d'identità, [ audaci custodi di tragiche foto-tessere in cui ti riconosci a malapena ], con annesso ff) potadocumento nero [ feticcio che sempre lega un essere-umano-occidentale-mediamente-"normale" ai ricordi di un'esuberanza tipica del periodo della "scuola guida" o della "Motorizzazione". Dicevo, portadocumento nero, tempestato di impercettibili brillantini argentati, utili a renderlo poeticamente squallido agli occhi della società sparasentenze. La scritta del nome della scuola guida, un tempo orgogliosamente pacchiana nella sua veste dorata, era scolorita e quasi scomparsa. Spettrale... ]
g) una banconota da venti euro ficcata nella calza bordò, calza destra o sinistra non ricordo proprio..., gg) una banconota da 10 euro nella calza marrone. [ Mi capitava, e capita spesso, di indossare calze spaiate, retaggio di deficienze e lacune acquisite durante gli anni dell'università... ]
h) [ questa lettera la salto; mi è sempre stata antipatica, causa incapacità personale ad aspirarla durante conversazioni in lingua inglese, in cui peraltro non sono
niente male… ]
i) dov'ero... ah sì, alla lettera i... i) una banconota da 50 euro, adagiata comodamente in una delle scarpe da tennis “anni70” [ logorate nel loro grigiume, destinate
all' ingrato compito di calpestare fondi stradali e cacche d'ogni consistenza. A tutti voi, seppur vigili e concentrati, sarà capitato di calpestare adorabili sculture intestinali, provenienti da culi canini e non solo. A me capita almeno tre, quattro volte alla settimana...Pensate poi, che mentre l'esterno-scarpa deve districarsi tra vomito, feci e sporcizie varie, l'interno-scarpa deve vedersela con gli afrori di calze e piedi. Insomma, quest'ultimo mi pare più fortunato del primo. Anche se, a rifletterci profondamente, può succedere che la situazione si ribalti, a seconda di chi indossa le scarpe e della frequenza con cui l'indossatore si lava...e a seconda dei problemi di sudorazione del piede...chi è più fortunato fra l'interno o l'esterno-scarpa non si saprà mai, in realtà. Se sapessi certe cose, vi autorizzerei a chiamarmi Dio, e parlerei di me stesso al plurale maiestatis… ]
j) un bracciale rosso, della larghezza di 4,3 cm, attorno al polso sx, jj) un bracciale tricolore, inneggiante la bandiera jamaicana, allacciato al polso dx [ risparmio eventuali commenti e/o pensieri inerenti ai due bracciali, creazione di un mio vecchio amico cileno, ex trafficante, nonchè ottimo creatore di cianfrusaglie...mi spiace, ma
i pensieri son più veloci della luce e del suono...e spesso si stagliano sul monitor del computer prima ch'io possa fermarli... ]
k) una collana sottile d'argento, intorno al collo [ più gallinaceo che taurino... ]
l) un gufetto d'argento, nel taschino della camicia rossa [ camicia rossa, sfoggiata in più occasioni, in omaggio più a Dylan Dog che a Garibaldi... ]
m) lettore mp3 penultimo grido con auricolari in dotazione, nella tasca dx della giacca [ lettore ricevuto in regalo dalla mia ultima ex, alcuni giorni prima di essere mollato per telefono… ]
n) occhiali neri di plastica per miopia, dimenticati in macchina
o) un cellulare-terz'ultimo-grido, lasciato distrattamente, o forse volutamente, in macchina
p) e appunto una macchina, per la precisione una vecchia, malfunzionante "fiat500"
[ rosso-ferrari-nei-sogni-nella-crudele-realtà-rosso-sbiadito-tendente-all'-arancione-ma-con-tanta-voglia-di-continuare-a-sognaaaaare... ]
q) uno sgabello (ovviamente non mio, del pub) su cui le mie chiappe ghiacciate eran riuscite a trovare riparo. Almeno per mezz'ora.

Mezz'ora...chissà quanti giorni erano passati. Chissà quante ore avevo trascorso a inseguire la mia ombra, lungo le strade di questa lurida città. Pochi ricordi piacevoli. Probabilmente nulli. Poco tempo a disposizione per pensare al mio ego. Tutto ciò, perchè avevo accettato quel fottuto caso. Tutto perchè ero ridotto sul lastrico, e avevo bisogno del mio rum invecchiato e delle mie sigarette. Potevo rinunciare a tante cose, ma non ai vizi.
Mentre il barista cercava di attaccare bottone con due americane sedute al bancone, decisi che era ora di un altro shot. Scolai di botto il bicchierino che avevo davanti agli occhi. Ad alta voce, ne ordinai un altro al provetto mandrillo, che intanto continuava a fare lo splendido con le due fighe straniere. Portai pollice e indice della mano destra alla tesa del cappello (ecco cosa non avevo descritto...) e me lo aggiustai per bene sul capo. Con fare indifferente, sovrappensiero, come se quel gesto fosse un tic di vecchia data.
Musica rock in sottofondo, di cui non riuscivo a ricordare l’autore, un po’ a causa della sbronza, un po’ a causa dell’atmosfera fumosa del pub, che aveva preso possesso delle mie facoltà intellettive.
Osservai scoglionato le due cowgirls. Sistemai nuovamente il cappello, affinchè coprisse i miei occhi da ancor'illuso trentenne senza un briciolo di idee. Non sapevo come procedere. Il caso si era rivelato più ostico del previsto. Non il solito pedinamento di mogli fedifraghe o mariti puttanieri. Questa volta non si trattava di roba leggera, questa volta si faceva sul serio. Questa volta c’era scappato il morto ed io non sapevo ancora dove andare a parare. Fondamentalmente mi ero reso conto di essere un gran cagasotto. Dovevo recitare la parte del più forte, e sapevo quanto fosse ardua, persino per un abile attore come me.

-...Sono un grande attore, ma il ruolo del più forte non è mai stato il mio forte...-

Appuntai il gioco di parole, partorito dai miei offuscati pensieri, nell'inseparabile taccuino.
Mi accesi l'ennesima sigaretta. Tirai su col naso una tonnellata di catarro e lo dirottai, con abile gioco gutturale, verso i bronchi. Mi apprestai a scolare l'ennesima dose di veleno ambrato, destinazione budella.
Fu in quel momento che decisi di agire. Lasciai gli ultimi spicci che avevo in tasca sul bancone appiccicaticcio. Salutai il barista, senza ottener risposta. Troppo impegnato a pavoneggiarsi con le due oche 'mbriache...Non mi curai della sua indifferenza. Uscii tampinato dai gridolini alcolici delle due squaqquerone d'oltreoceano. Già condannate. Condannate ad un'orgia sesso droga e Momendol con quel cretino. Me le lasciai alle spalle insieme alla scia di fumo della sigaretta.
Ed io, a caccia di fantasmi. Fantasmi tutt'altro che morti.
Ma condannati alla furia del più scaltro detective mai esistito al mondo, da quando l'uomo inventò la religione.
Se non lo aveste ancora capito, il più scaltro dei detective son io.
Joe Scaltro, Scaltro per gli amici. Per i nemici non ho nome. Per loro sono semplicemente un volto.
Un volto di cui devono aver paura. Un volto, il cui sguardo non potranno evitare. Un volto, la cui smorfia di cieca ira non potranno scordare.
Perchè sono Joe Scaltro.
Scaltro per gli amici.

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4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Che dirti?
Non ci sono parole...
...ogni volta rimango a bocca aperta ed estasiata davanti alla tua genialità e bravura.
Bravo amore!
Ora aspetto con ansia il prosieguo!
Baci
La mamma(Vale!)
ti amo tanto

13 ottobre, 2006 00:22  
Blogger Andrea said...

Esageri sempre e mi fai commuovere...Ciao Vale, un bacione!

13 ottobre, 2006 02:37  
Anonymous Anonimo said...

CAZZO DI UN OSKY

MT

13 ottobre, 2006 17:46  
Anonymous Anonimo said...

è il cappello ke dà il tocco di scaltrezza..bella amiko..mi 6 piaciuto..

13 ottobre, 2006 22:17  

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