Poco prima di cena tra le strade d'una normalissima città italiana circondato da ordinari esseri viventi, auto, cellulari, cemento e altro ancora
L’autoradio parla e canta alle mie orecchie. Il cervello finge di ascoltare e pensa ad altro...
Il Governo cade, ma a farsi male è sempre il popolo.
L’arrivismo politico stringe la morsa; il popolo stringe la cinghia.
Troppa gente (non solo gli adolescenti) legge Moccia e osanna Muccino; l’editoria e il cinema italiano stanno morendo.
E’ periodo di saldi nei negozi; alcune persone fanno la fila per entrare, pronte ad allentare la cinghia.
E’ gennaio, ma fa caldo.
Respiro rubando diossina all’aria.
Sono in auto. Finestrino aperto. Fermo al semaforo. Ovviamente rosso.
Sui marciapiedi ombre che vagano. Giovani e meno giovani. Vecchi e meno vecchi. Un paio di mamme coi passeggini. Quasi tutti parlano al cellulare. Anche i bambini dentro i passeggini.
Scatta il verde. Scatto anch’io. Braccato dalle altre auto. Osservato dai palazzi.
Il piede, schiacciato sull’acceleratore, fa sputare CO2 alla marmitta. Restituisco diossina all’atmosfera.
Sui marciapiedi, ombre umane che vagano e delle donne coi passeggini, ormai alle mie spalle. Gli scappamenti iniettano di grigio i polmoni dei loro amati pargoli.
Cambio marcia. Dritto a casa.
Parcheggio. Chiudo il finestrino. Scendo e sbatto lo sportello.
Il cellulare squilla...Vorrei ignorarlo, ma non ce la faccio e rispondo...
Sospiro. Rubando diossina all’aria.
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